5 maggio 2018

GLI AMICI


Sesta Domenica di Pasqua(Anno B)
Di una cosa sono sicuro, è sull’amicizia che si costruiscono rapporti veri, sinceri, duraturi. Questo vuole dire che se da un incontro con una persona scaturisce quella scintilla di empatia, se custodita come si deve, questa si trasforma in un sentimento che si appaga proprio in uno stato che viene, appunto, chiamato amicizia.
“…Non vi chiamo più servi…ma vi ho chiamato amici perché tutto quello che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.” (dal Vangelo di Giovanni).
Ecco, vedete, così è avvenuto per i discepoli che, incontrando sulla loro strada Gesù, ne furono subito attratti e, proseguendo nella conoscenza, capirono di potersi fidare di Lui. E il loro rapporto si consolidò nel rispetto, nella lealtà, nella stima. E’ così che avvenne anche per noi. Ripensiamo un attimo agli amici della nostra vita e scopriremo che fu così che nacque l’amicizia
e che, nel tempo, dura anche se magari ci si è persi di vista. Basta rincontrarsi e subito riemerge l’intensità del legame e si gode dello stare insieme. Questa condizione è l’humus necessario per svilupparsi ad un livello che va oltre, che possiamo chiamare amore, perché capiamo che sull’altro possiamo contare, perché sappiamo che è disposto a dare la vita per noi.
E’ l’amore che si fonda negli sposi, quando ha superato la fase iniziale dell’innamoramento. E’ l’amore che è disposto a tutto per il bene dell’altro.
“…Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito perché noi avessimo la vita per mezzo di Lui.” (dalla prima lettera di Giovanni).
Adesso possiamo comprendere nella sua interezza questo passaggio della Parola, Dio non rinuncia a pensare per il nostro bene, nonostante le nefandezze dell’uomo, e perché non perdessimo la vita, quella presso di Lui, s’incarna per correggere la nostra vita terrena, disposto a perderla addirittura sulla croce, pur di non lasciarci andare negli abissi dell’inferno.
“…Pietro allora prese la parola: in verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia.” (dagli Atti degli Apostoli).
Come Pietro “stava rendendosi conto”, anche noi dobbiamo renderci conto che se Dio non fa preferenze, non c’è vescovo, prete, diacono o religioso che tenga, Lui si è accostato anche a me, a ciascuno di noi. L’importante è che non lo trattiamo come il commesso di un qualsiasi supermercato a cui chiedere questo e quello e, quando soddisfatti, buongiorno, buonasera, chi s’è visto, s’è visto, ma cominciamo con il temerlo, soprattutto pratichiamo la giustizia nei confronti di chi ci sta attorno. Viceversa, le tenebre ci sommergeranno perché il suo giudizio a tempo debito non mancherà.
“…davanti al Signore che viene a giudicare la terra, giudicherà il mondo con giustizia.” (dal Salmo 97).
Qui si potrebbe aprire un’ulteriore riflessione, quando dice “giudicherà il mondo”, perché quel giudizio si potrà intendere esteso all’insieme di un gruppo, di una nazione, di una “religione”.
“…voi siete miei amici se fate ciò che io vi comando…” (dal Vangelo di Giovanni).
Quando un gruppo, un popolo, una nazione non fa più quel che Dio comanda, allora questi non saranno più amici di Dio, ma saranno servi, “…perché il servo non sa quello che fa il suo padrone…” (dal Vangelo di Giovanni) e il padrone del mondo porta solo al suo interesse e alla perdizione dell’uomo.
A questo punto la domanda è semplice: vogliamo essere suoi amici? Vogliamo essere gli amici di Dio? Da parte sua, indipendentemente, la risposta c’è già stata e ad ogni Eucaristia la rinnova: “venite amici miei alla fonte della vita”.
At 10,25-26.34-35.44-48 / Sal 97(98) / 1Gv 4,7-10 / Gv 15,9-17

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